martedì 4 maggio 2021

5 DOMANDE ALL'AUTORE SALVATORE MUSSO

- Chi è Salvatore Musso, come uomo e come autore?

Salvatore Musso è, di tolkeniana memoria, un mezz’uomo che sopravvive, ricordando con costante malinconia, i colori e le essenze di un’antica contea ormai perduta.
Poeticamente parlando, sono un Pandoriano, perché la mia poesia nasce non a comando (risulterebbe priva d’anima), ne sotto l’impeto di approfondite conoscenze letterarie (in me onestamente assenti) bensì quale effetto di un mero trabocco.
Ciascuno di noi porta in sé un intimo vaso di Pandora, ricolmo delle emozioni accumulate vivendo, nel mio caso quando l’ultima goccia (quale sia) lo fa traboccare, la stessa diviene poesia….altro non saprei fare.
Chi sono poi? Un semplice artigiano il quale, nell’intimità di un antro, a volte trasferisce sulla carta le proprie emozioni mai per esibizionismo o per la gloria ma per sciogliere gli ormeggi, liberare le zavorre, condividere un sentore, accendere una luce, sperando possa risultare utile a tutti coloro che saranno in grado di percepirla.
In perenne conflitto nel suo recondito, l’Io e l’Es si incontrano tra nome e soprannome: in prima linea c’è Salvatore, quello differente, quello che ha sbagliato epoca e pianeta, quello intrappolato in una realtà per propria indole dolorosa, perciò sofferente come un Icaro sognante mentre dall’altra Salvy con la ipsilon ovvero i greca finale, quale omaggio alle origini del proprio seme, la Magna Grecia in terra di Sicilia, colui che sogna, che si nutre di bellezza, cultura, curiosità, speranza, colui che tinge d’azzurro i propri giorni altrimenti bui, scioccamente sperando in chissà quale cosmica benevolenza.

- Mi elenchi i titoli dei libri che hai scritto?

Oltre ad apparire in diverse antologie poetiche per aver partecipato ad innumerevoli concorsi letterari, il mio primo libro di poesie ad personam si intitola “FOLLE D’AZZURRO” pubblicato con la casa editrice Montedit di Melegnano, essendomi aggiudicato il primo premio al Concorso Letterario dedicato a Margherita Yourcenar nel 2013. Tale concorso fu indetto dalla medesima casa editrice e dal Club degli Autori.
Il secondo libro “IN CHAT VERITAS” brevi storie del duemila, l’ho pubblicato con la Casa Editrice Primula Edizioni di Voghera nel 2016: trattasi di 5 racconti a tematica sociale e sessuale così come già veniva affrontato nell’anno duemila nel variegato mondo delle chat. Tra ricerca della propria identità, libertà, rivalsa individuale e fuga dalla solitudine, il tutto senza veli, senza limitazioni, narrando la verità nuda e cruda.
Non ci sono altre pubblicazioni in essere, c’è però in uscita quest’anno, salvo impedimenti dovuti al virus imperante, di un DVD contenente solo 7 mie poesie recitate però da una figura di grande rilievo letterario e culturale, riconosciuto a livello internazionale...altro, per ora, non posso aggiungere.

- Se ti chiedessi una frase o un concetto che hai espresso in un tuo libro e che ti piace particolarmente, potresti indicarmelo?

Io scrivo, partorisco e dimentico quindi non ci sono frasi particolari estrapolate dai miei scritti alle quali io sia particolarmente affezionato, salvo una, una sola che in qualche modo riassume un po' la mia vita e dice semplicemente “Io sono colui che in mille viaggi notturni, cercando un bacio di luna, si perse nel nulla”.

- Quali sono i tuoi progetti futuri?

Riuscire a mantenere una salute psicofisica accettabile e soprattutto essere un uomo veramente libero.

- Ultima domanda marzulliana...tu credi in quello che fai o fai quello che credi?

Né l’uno né l’altro, perché l’esperienza ormai quasi arcaica (visti i limiti di età), malgrado il mio estenuante e perenne cercare, lottare, impegnarmi, credere ed amare mi ha sempre condotto a percorrere strade dissestate e velenose...quindi quello che per necessità sono costretto a fare risulta assai mortificante mentre ciò che disseterebbe la mia indole non mi è concesso, come l’istinto al volo insito in tutti i sognatori che di ali vere sono poi sprovvisti. L'unica ora d’aria resta la poesia, perché quando nasce suscita sempre in me, prima di tornare a chinare la testa sotto il peso opprimente del quotidiano, un sentore di ritrovata e balsamica leggerezza.

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